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Affresco

Tecnica di pittura murale in cui pigmenti terrosi , mescolati con acqua, vengono applicati sull’intonaco fresco e ancora umido affinchè s’incorporino allo sfondo e si fissino a esso sfruttando il processo chimico per cui la calce dell’intonaco, combinandosi con i gas carboniosi dell’aria, si trasforma in carbonato di calcio divenendo una superficie compatta che chiude in sé il colore. Questo è il vero a., che si differenzia nettamente dal fresco secco o secco in cui si dipinge sulla parete secca. Spesso i ritocchi finali di un a. venivano eseguiti al secco mediante l’uso di tempera. L’uso dell’a. è condizionato dal clima. Infatti, se l’umidità penetra nel muro, l’intonaco tende a sbriciolarsi e la pittura con esso: questo contribuisce a spiegare perché l’a. si sviluppò in modo particolare in paesi mediterranei come l’Italia e perché lo si ritrova raramente nell’Europa settentrionale. Il muro destinato all’a. può essere di pietre o mattoni (ma non misto, poiché ciò nuocerebbe alla resa della pittura), deve essere esente da umidità e deve presentare una superficie ruvida che consenta l'applicazione di un primo intonaco chiamato arriccio o arricciato, composto in genere da una calce grassa spenta e due o tre parti di sabbia silicea di fiume a grana grosse lavorate a lungo con acqua. Sull’arriccio viene steso l’intonaco destinato a ricevere il colore, detto tonachino. Questo è solitamente composto di sabbia fine, polvere di marmo e calce in parti quasi uguali e viene applicato sull’arriccio che deve rimanere umido per tutta la fase della coloritura; per questo esso viene steso soltanto sulla superficie destinata a essere dipinta nel corso della giornata. Il disegno viene tracciato sulla superficie ruvida dell’arriccio; di solito si usa dapprima il carboncino, poi alcune delle linee principali vengono incise leggermente mentre i contorni e le ombre vengono indicati con pigmento misto ed acqua. Le linee del disegno vengono infine dipinte con un’ocra rossa, chiamata sinopia, che viene poi ricoperta man mano dal tonachino. Su questo l’artista deve tracciare di nuovo il disegno avvalendosi del pennello intinto nel verdaccio (mistura di nero e calce spenta bianca) e nel cinabrese (un rosso ottenuto con una mistura di sinopia e calce spenta bianca). La tecnica dell’a. era faticosa e richiedeva un grande lavoro manuale. Fu così che tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento si diffuse l’uso del cartone, che permetteva di riprodurre il disegno direttamente sul tonachino. L’invenzione dell’artista venne affidata al cartone, mentre l’esecuzione venne lasciata, completamente o in parte, agli aiuti. Non tutti i colori sono utilizzabili nell’a. giacchè non tutti resistono all’azione caustica della calce; si preferiscono in genere colori naturali di origine minerale, come il bianco di San Giovanni (carbonato di calcio) e la calce spenta (idrossido di calcio) per il bianco; ocre naturali e bruciate per il giallo e per il rosso; le terre per il rosso e il verde; l’oltremare per l’azzurro; terra d’ambra naturale e bruciata per i bruni; per il nero ecc. I colori vengono macinati a lungo con acqua e poi stesi con setole morbide sul tonachino. La carnagione veniva prima con terra verde e poi con cinabrese mescolato con diverse quantità di calce spenta bianca. L’a. è un’arte antica. Erano a., probabilmente, le pitture murali greche, e sicuramente quelle pompeiane. In età paleocristiana e nel primo Medioevo pare che la pittura murale venisse invece realizzata secondo diversi metodi misti, ma non in vero a. Il metodo fu ripreso dagli autori di mosaici dei secc. XII e XIII. Il mosaicista tracciava l’intero disegno sull’intonaco ruvido, che veniva poi ricoperto a scansioni giornaliere da un intonaco liscio. Su questo dipingeva nuovamente il suo disegno per poi collocarvi le tessere. Pare che sia stato il procedimento del mosaico a sollecitare la rinascita dell’a. a Bisanzio e in Italia alla fine del Duecento. Nell’Ottocento alcuni artisti come i francesi E. Delacroix e P. Puvis de Chavanne ovviarono alle difficoltà di esecuzione dell’a. adottando la tecnica più semplice del marouflage, in cui il colore viene fissato con una mistura a base di colla. In Estremo Oriente la pittura murale viene del resto tradizionalmente eseguita fissando i colori con colla sull’intonaco secco, anche se la tecnica dell’a. era nota in India fin dai secc. XI-XII.